Amore-dolore: l'altra faccia della medaglia

16.02.2020

Domenica mattina. Una di quelle in cui ti alzi, ti guardi allo specchio e sembra tu abbia fatto a cazzotti con il mondo. Sugli occhi hai ancora il segno dell'eyeliner che tanto minuziosamente hai cercato di metterti la sera prima, nel quadro calmo e apparentemente normale di un sabato qualunque. L'eyeliner che non ti sei tolta quando ti sei gettata al volo nel letto, ancora truccata con indosso il vestitino e i collant. Lamentandoti poi, mentre cercavi di prendere sonno, per il freddo incastrato nelle ossa, abituata come sei al pigiamone pesante e ai calzettoni da Bridget Jones. 

Sei incazzata, triste e delusa. Insomma il tuo solito cocktail di emozioni preferito. Cerchi di reprimere e mandare giù il boccone amaro, di essere una persona matura perché non sta bene lasciarsi andare ai deliri adolescenziali, ma non ce la fai. Vaffanculo la maturità, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Bruceresti tutto: quella coperta di merda con cui vai a dormire ogni sera, le scatole nascoste sotto al letto piene zeppe di ricordi, il telefono, la parte di te che odi e non se ne va. Non puoi. Allora vai su Google alla ricerca di qualche frasetta stupida in cui trovare consolazione per sentirti meno sola. Conscia già che il giorno dopo ti pentirai di aver ancora una volta ceduto alla nostalgia, permettendo al passato di rovinarti il presente. Quella che doveva essere una semplice uscita dopo una settimana intensa, ricca di cambiamenti. L'occasione per brindare e celebrare un nuovo inizio. Ancora una volta ti sei mostrata debole. "Sei una cogliona" ti ripeti, ma poi ti chiedi scusa perché non è il momento di litigare con te stessa. 

Ripensi a quei ragazzi che hai incontrato mentre aspettavi il treno e che ti hanno proposto di andare con loro in discoteca a Pavia. Sembravano simpatici, dopotutto. Pure un po' fatti, a voler essere onesti. Ma chissenefrega. Loro sicuramente adesso si staranno divertendo, ballando senza rimorsi o rimpianti. Un pochino ti sei pentita di non aver accettato. Poteva essere finalmente l'opportunità per fuggire (beh Pavia non è proprio dall'altra parte del mondo ma meglio che niente) e lasciarsi il marcio alle spalle. Anche solo per una notte. Perché va bene che dal dolore non bisogna scappare, ma in certi casi fa davvero schifo in una maniera indicibile. Però, per disgrazia o per fortuna, sei sempre stata una tipa ligia e razionale e questi colpi di testa non fanno per te. O meglio, hai sempre avuto quel fastidioso senso del dovere che nella vita ti ha impedito di cadere nelle situazioni potenzialmente pericolose. E che ti ha pure parato il culo in diverse circostanze. Come quando, anni fa, per smaltire un paio di chili in più dovuti a qualche fetta di torta o qualche piatto di pasta di troppo, stavi diventando malata di fitness. Ma questa è un'altra storia. Torniamo alla realtà.

Ci sono consapevolezze in cui fino all'ultimo ti sei rifiutata di credere, pure quando l'evidenza era così tangibile da poter essere toccata con mano. Ti sei abituata a molte cose, nell'ultimo anno; cose che ti sembravano impossibili e che, eppure, con il tempo sono diventate parte integrante di una nuova quotidianità. Ti sei abituata ad asciugarti le lacrime da sola e a chiedere aiuto quando serve, a cadere dal nulla nel mezzo di una bella giornata di sole, ad amare la pioggia, a sopravvivere senza certe persone che prima erano ossigeno puro, a convivere con alcune mancanze non facendoci più caso. Ma ad una, probabilmente, non ti abituerai mai: l'aver vegetato in quella che, ad oggi, si può definire con certezza come una bellissima illusione ricamata di lustrini e strass. Perché di autentico, dopotutto, non c'è mai stato niente. O comunque molto poco.

Ti hanno raccontato di essere unica e speciale, diversa dalle altre. E per carità, come spiegherebbero tutti i buoni manuali di psicologia, non bisogna appoggiarsi ad una persona esterna per sentirsi speciali. Vero. Verissimo. Ma, diciamocelo, a chi è che non farebbe piacere avere vicino qualcuno che ci veda con quegli occhi? Qualsiasi forma di cinismo, anche se ben costruita, si perde e muore dentro certe parole. L'amore rincoglionisce un po' chiunque. Ti fa vivere su una morbida nuvoletta rosa, svolazzante sopra al resto del mondo.  

Ti hanno raccontato che ma più con nessuna riusciranno ad essere come sono stati con te. E poi vedi replicati gli stessi modi di fare, le stesse espressioni, con una semplicità disarmante. Quasi tagliente. L'ennesima proiezione di una puntata già vista mille volte. Così ben conosciuta che ti fa venire voglia di vomitare. Ti hanno raccontato che ogni giorno si struggono pensando di aver perso una come te perché non riusciranno più a trovarla da nessun'altra parte. Invece, come per magia, ecco che la trovano, senza nemmeno aver dovuto cercare più di tanto. Una. Non come te. Così capisci che la paura era semplicemente di non riuscire più a beccare qualche ragazza che se li filasse. Che ridesse delle loro battute, magari sentendosi speciale a sua volta, non rendendosi conto che sono solo il frutto di un medesimo repertorio sempre identico.

Insomma, ti hanno riempita con un mucchio di stronzate, che neanche loro pensavano, perché suonavamo bene. Più della verità. Perciò tutto quello che ti rimane da fare è scucire da questi individui l'etichetta di "grande amore" e sostituirla con quella più adatta di "made in China". Augurandogli che la nuova conquista possa, meglio di te, essere in grado di soddisfare il loro ego mai sazio. Tu del resto sei andata bene solo per la prima manciata di mesi. Ormai lo sai. L'amore è una merda, pensi. Però subito dopo ti correggi: forse non è l'amore il problema; forse sono le persone a cui lo regaliamo a non meritarlo. E ammetterlo fa male. Perché noi in quelle persone abbiamo creduto veramente. Anche oltre la fine. 

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