L'amore a venti e a trent'anni

04.09.2018

Ciao a tutti/e! Come state?

Le vacanze per me sono terminate e, anche se la testa si trova ancora al mare, il corpo purtroppo ha già ripreso a lavorare. Sono stata via dall'ufficio tre settimane, eppure dal momento in cui ho spento il computer tutta soddisfatta a quello in cui l'ho riacceso con aria depressa mi sembra sia passato un secondo. E vabbè, si sa che le cose belle durano poco.

Mentre cerco faticosamente di riprendere con la solita routine, volevo condividere con voi alcune riflessioni che ho fatto nell'arco di questi giorni su le differenze fra quando si trova l'amore a vent'anni e quando lo si trova a trenta. L'articolo è sviluppato da un punto di vista femminile, ma potrebbe essere utile anche ai maschietti che stanno cercando di comprendere meglio le proprie donne ("Mission impossible", lo so!).

I miei vent'anni stanno finendo, tra neanche un mese festeggerò l'ultimo compleanno con la cifra 2 davanti. Per il momento il panico non ha ancora preso il sopravvento, probabilmente perché il mio inconscio non ha avuto tempo di realizzare bene la cosa. Tuttavia, nel modo che ho di pensare e di approcciarmi alla vita quotidiana, posso dire con certezza che i trent'anni stiano mettendo i venti sempre più all'angolo.

In particolare, è cambiata molto la mia capacità di vivere l'amore. Fin da adolescente, sono sempre stata la tipica ragazza che preferisce vivere di fantasie piuttosto che di realtà. Ciò che speravo di trovare era un uomo con un anima tormentata, che avesse bisogno di essere salvato. Appena avvertivo l'odore del disagio, tiravo fuori il mio costume da crocerossina e mi buttavo a capofitto nell'impresa, già consapevole in partenza che, oltre a non riuscire ad aiutare nessuno, io stessa ne sarei uscita con il cuore a pezzi (una vena di masochismo, insomma, non mi è mai mancata). Adesso l'unica persona che desidero salvare davvero sono io. La mia visione del mondo è più concreta e, soprattutto, so che un treno preso in faccia oggi sarebbe più difficile da gestire di qualche anno fa.

A vent'anni difficilmente si è alla ricerca di certezze; quello che si desidera, piuttosto, è provare il brivido di una relazione che rimandi ai personaggi della nostra serie tv preferita. Del futuro poco importa. C'è tutta la vita davanti, in fondo, per una relazione stabile e (magari) noiosa. Ci sono i trenta. E quando questi arrivano, inesorabili, il pensiero predominante è uno solo: "non c'è più tempo da perdere". Perciò ecco che, invece di vivere giorno per giorno, ci si impegna a buttar giù le basi per un valido avvenire (o, almeno, ci si prova).

Non è più come prima, quando su alcune cose si poteva sorvolare. Non è più una questione di fare esperienza, di stare con qualcuno e, nel frattempo, capire se stesse e i proprio bisogni. NO. I bisogni, adesso, (in teoria) sono già chiari; ciò che va capito è se la persona al nostro fianco sia disposta a condividerli e a guardare nella nostra direzione. Semplicemente, se la persona che abbiamo scelto e alla quale stiamo dedicando il nostro ultimo decennio prima degli -anta, è davvero "quella giusta".

Questa analisi interiore, se per certi versi può essere positiva, porta con un sé numerosi effetti collaterali spiacevoli. Ad esempio un'attenzione, quasi snervante, per i dettagli. Qualsiasi cosa possa suonare male alle proprie orecchie, diventa un improvviso campanello d'allarme a cui è difficile non dare ascolto. E allora cosa fare? Parlarne oppure ingoiare il rospo? Una ventenne magari riuscirebbe più diplomaticamente a passare oltre, per non "guastare l'atmosfera"; una trentenne invece sente il bisogno viscerale di dire la sua. Il mantra che si ripete ogni volta è "la base di un buon rapporto è il dialogo", perché lei ci tiene davvero che quella storia possa andare bene, riordinando subito quel tassello del puzzle che è andato fuori posto. Per poter tornare a dormire tranquilla.

Tranquilla, sì. Se non fosse per il senso di colpa di non riuscire più a godersi l'amore con leggerezza. Di aver smarrito il proprio lato più sognatore che non desiderava niente da una relazione, se non vivere emozioni. E la paura che sarà proprio lei stessa, alla fine, con la sua ansia che tutto vada per il verso giusto, a rovinare le cose. In corso c'è un perenne conflitto fra la parte di sé che ormai, dopo anni di fregature, sa di poter cavarsela da sola, e l'altra, più fragile, che cerca rifugio e continue sicurezze.

Una trentenne sarà più difficile da gestire di una ventenne perché il bagaglio che si porta dietro è più pesante (e di conseguenza, purtroppo, anche lei). Non c'è un'età per innamorarsi, certo, si può trovare la persona del cuore anche a ottant'anni. Ma il proprio modo di essere nel frattempo, inevitabilmente, cambia.

Come donna è più solida, sotto molti aspetti. Conosce le proprie forze e debolezze, e ha imparato, dal punto di vista fisico, a valorizzarsi al meglio, indossando gli abiti giusti e truccandosi con il make-up più adatto al suo viso. Anzi, spesso esce anche senza trucco. Tuttavia questa maggiore consapevolezza di sé va di pari passo con un altro procedimento, chiamato "disillusione". Quando desiderava fortemente un uomo accanto con cui poter condividere le proprie giornate, partecipare ai pranzi di Natale, andare al cinema d'inverno o al mare d'estate, chi incontrava era qualcuno con cui il massimo che avrebbe condiviso sarebbe stato qualche messaggio, un caffè offerto a mala pena e un pomeriggio in un parcheggio. E poi il tipico congedo: "Sono stato benissimo con te, ma al momento non mi sento pronto per impegnarmi. Il problema non sei tu, ma sono io". Finché, dopo aver consumato intere piantagioni di Davidia involucarata per asciugarsi le lacrime, la ricerca dell'amore era stata sostituita da serate folli in discoteca e almeno tre cocktail. Ed è proprio allora che quella persona è arrivata. Il classico "quando meno te lo aspetti".

L'euforia iniziale è sicuramente la stessa di una ventenne. Ci si butta a capofitto perché "questa potrebbe essere l'occasione della vita e non si può rischiare di perderla". E poi lui sembra perfetto, il ragazzo che aspettavamo da tanto tempo. Ma si sa che la perfezione non può esistere e, alla prima naturale mancanza, subentra la parte logica che è in noi. La parte che ha paura di fidarsi e di prendere, non appena abbasserà un attimo la guardia, un'altra cocente delusione.

Una ventenne è una boccata d'aria fresca, non si fa problemi a manifestare quanto ti ami anche attraverso foto e storie sui social, accompagnate da frasi di canzoni romantiche; una trentenne è più cinica, diffida verso i complimenti e ha una risposta tagliente per tutto. Ma sa prendersi gioco di sé, è simpatica senza esagerare e con lei puoi farti le migliori risate. A volte sembra fredda e distaccata, in realtà sta solo cercando di non dimostrarti troppa importanza e apparire come la donna indipendente che a quell'età è convinta di dover essere. Niente mezzi-cuore, fedine o tutte le altre cose che potrebbero farla giudicare debole. Sotto questo guscio di risolutezza si nasconde solo una piccola donna, una ventenne che ha amato tanto e ora ha bisogno, senza chiederlo mai esplicitamente, di qualcuno di speciale che si prenda cura di lei. Nonostante i mille difetti.

Non so se queste teorie siano reali, oppure sono solo il frutto di banali cliché, magari dettati dalla mia esperienza. L'amore è la cosa più irrazionale del mondo e catalogarlo dentro ad alcune regole non credo sia umanamente possibile. Ognuno vive questo sentimento come vuole e, soprattutto, riesce. Quello che posso sapere con certezza è che tutte siamo state ventenni e tutte, presto o tardi, saremo trentenni. Tutte siamo state innamorate. Smettiamola di sentirci dei fallimenti perché non siamo le fidanzate perfette e abbiamo deluso, in primis, le nostre aspettative. Vogliamoci più bene. Con le nostre ferite e ammaccature, che sono le qualità che ci rendono più belle. A qualunque età. E, come dice il mio mentore Carrie Brandshow al termine del primo film di Sex and the City, "alla fine capirai che è l'amore l'unica griffe che non passa mai di moda". 

Bacini,

Alenka

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